[Fan Fiction] Noctis Cosplay: Capitolo 20 Mission Complete

Samuel riaprì gli occhi di scatto, come se avesse avuto un brutto sogno, ma non appena lanciò un’occhiata alla sveglia s’accorse che non era un incubo, bensì la triste, dura realtà. Quella mattina aveva un appuntamente con la sua ragazza. La sera prima avevano litigat di brutto ed ora lui aveva deciso che doveva farsi perdonare ad ogni costo. Era riuscito a convincerla a concedergli un appuntamente, e ora tutto stava rischiando pericolosamente di saltare all’aria. Era in ritardo, in stratosferico ritardo.

<< Dannazione no! >> urlò alzandosi di corsa e quasi incespicando nelle lenzuola << No, no, no. Non oggi! >>

Attraversò la stanza, oltrepassando lo specchio vicino alla porta e fiondandosi in bagno, ma all’improvviso si bloccò, come colto alla sprovvista da qualcosa di strano che per la fretta non aveva fatto in tempo a notare. Si guardò i piedi, e vi trovò due anfibi neri coperti in parte da un pantalone elegante in stoffa sintetica.
Ma cosa diavolo …? pensò, e arretrò fino allo specchio della sua camera.

<< Ma come cavolo sono vestito? >> esclamò, guardandosi tutto intero allo specchio << Cristo, i miei capelli! Guarda quanto sono pallido,
sembro un zombie. Lo spirito di un … >> non finì la frase, perché all’improvviso si ricordò di una cosa

S’osservò per bene. I suoi capelli biondi erano diventati di un castano scuro, quasi nero, aveva le mani coperte da guanti senza maniche e vestiva con un completo elegante ma non troppo, pantalone, cravatta e giacca neri, camicia bianca, un paio di anfibi robusti al posto delle scarpe e … e … un distintivo con su scritto Vincent Valentine appuntato sulla camicia

<< Vin … Vincent …. Vincent Valentine? >> mormorò, prendo in mano il distintivo e notando che era sovrastato da uno strano simbolo rosso e
oro e da un nome: ShinRa

All’improvviso, come colto da un illuminazione, si voltò verso il comodino vicino al letto e vide una pistola a tre canne, lunga e agile, posata sopra di esso. Volle svenire, ma prima afferrò la pistola e si precipitò in salotto, iniziando a frugare di fra i tanti videogames che aveva collezionato in tutti quei lunghi dieci anni, e i quali personaggi erano prima o poi diventati parte di Samuel Blank, venticinquenne single, ragazzo indipendente, abile Cosplayers e … nei guai fino al collo.

Si bloccò quando si trovò tra le mani la custodia di quel … quel … quel fantastico, meraviglioso, idiota, schifosissimo, superlativo videogioco dal titolo Final Fantasy: Dirge of Cerberus, e rimase a fissare la copertina, confrontando la pistola che aveva nelle mani con quella che il protagonista del suo FF preferito stringeva.
E, all’improvviso, si ritrovò solo in mezzo al buio

<< Sta attento con quella .. è carica! >>

Per poco non svenne davvero per la paura quando, voltatosi di scatto, si ritrovò davanti un uomo dai lunghi capelli neri, con un fascia in testa, un lungo e malridotto mantello rosso sulle spalle, un guanto d’oro sul braccio destro e due occhi rosso fuoco che lo fissavano

<< Tu … tu sei … >> mormorò, senza più un filo di voce
<< Quello che sei anche tu, adesso! >> rispose quello
<< Non .. non è possibile … >>
<< Sei vuoi posso dimostrarti che non stai sognando! >> ribattè ancora l’uomo, sfoderando la sua Cerberus
<< No! >> esclamò, alzando le mani, poi abbassò confuso lo sguardo e sospirò << Vincent Valentine! >> mormorò

L’uomo non rispose, si limitò a guardarlo, incrociando le braccia e rilassando la postura

<< Cosa diavolo mi è successo? >> chiese ancora, tornando a guardarlo << Perché sono diventato un Turk? Perché sono diventato te? >>

Vincent lo guardò, e quegli occhi rossi lo fecero rabbrividire, non tanto per lo sguardo in sé, che era pieno di tristezza, e a tratti anche di compassione, ma per via del rosso scuro che lo dominava, soprattutto visto dalla parte di uno che ora se ne stava sospeso nel buio. All’improvviso però quelle tenebre si dissolsero, almeno in parte, e apparve sospesa nell’aria l’immagine di tre … cos’erano, umani anche loro? Bhe si, tre apparenti esseri umani dai capelli azzurri (o forse erano grigi?) che camminavano come se nulla fosse vestiti da rocchettari per le strade di Manatthan.

<< Cercali … >> mormorò Vincent

Poi scomparve, portando con se il buio. E il giovane Samuel si ritrovò di nuovo solo in ginocchio sul tappeto di casa sua, con quel gioco in mano, e tanta, tanta, tanta confusione in testa.

Con uno schianto i tre decollarono a terra, sull’asfalto di una viuzza isolata al centro di New York. Il primo a rialzarsi fu Kadaj

<< Cristo … >> mormorò, rimettendosi in piedi a fatica e reggendosi la schiena << Quel cavolo di passaggio temporale doveva aprirsi proprio a tre
metri da terra? >>
<< Ohi, ohi! >> si lamentò una voce alle sue spalle, e quando si voltò, sempre molto lentamente, vide Yazoo steso a terra che cercava di rialzarsi
con l’aiuto di Loz << Fortuna che sono caduto sul morbido, io >> commentò, quest’ultimo << Piantala di blaterare e datti una mossa, Loz! >> sbraitò Yazoo, ma subito se ne pentì perché un dolore fitto gli avvolse la testa << Oh,

andiamo! >> mormorò tra i denti, spazientito

<< Bhe, guardiamo il lato positivo ragazzi! Almeno siamo a Manatthan! >> commentò Kadaj, ripresosi quasi completamente

<< Andateci voi a cercare quel maledetto! >> commentò laconico Carl << Lasciatemi qui a morire in pace! >>

Daimi sorrise

<< Lo faremo molto volentieri, se non fosse che Noctis ci ha espressamente detto di restare uniti! Che dici Loz? >>
<< Dico che il vero Kadaj avrebbe detto la stessa cosa! >> rispose Rob

Kojima si voltò verso i due, lentamente, e con un lieve ghigno sul volto rispose

<< Io sono il vero Kadaj, adesso. Il gioco è serio ragazzi … diamoci da fare! >>.

Samuel era rimasto per circa una quindicina di minuti in ginocchio davanti a quella copertina e alla fine, quando si era ripreso, aveva deciso che la sua fidanzata poteva andare a farsi benedire. Se lui si era trasformato in Vincent Valentine, non voleva neanche pensare a chi sarebbe stata la sua Lucrecia e tanto meno il suo Hojo.
Io … Vincent. Con queste due parole, stranamente collegate tra di loro, che gli risuonavano nella mente si era recato di nuovo in camera sua, aveva indossato il cappotto più coprente che riuscisse a trovare, un cappello e un paio di Ray Ban ed era uscito. Al diavolo i convenevoli, potrò anche sembrare un maniaco, ma meglio che essere …. okkey sto zitto Vincent, promesso.

Erano esausti.
Avevano girovagato per Manatthan tutto il giorno senza trovare ciò che cercavano, ed ora si erano ritrovati di nuovo in quella via dove erano atterrati
più sconsolati di quando erano arrivati

<< Basta, non ce la faccio più! >> mormorò Kadaj, buttandosi a sedere a terra

Yazoo lo imitò in silenzio, riprendendo fiato

<< Ma che diamine! >> esclamò invece Loz, irritato << Andiamo, che razza di missione è questa? Dovremo combattere invece di cercare un
ragazzino! >>
<< Me too … una buona volta! >> commentò allora Carl, guardando il fratello

Kadaj sospirò, ma all’improvviso i suoi occhi felini scorsero una sagoma nera in lontananza, e come colpito da un intuizione geniale Daimi s’alzò in piedi e urlò agli altri di seguirlo.

<< Fermo! >>

Samuel vibrò, ma fece come gli era stato intimato, perché una vocina interiore (cupa come quella del suo personaggio, perciò dedusse che fosse Vincent a parlargli) gli consigliò di farlo.
Senza dire una parola si voltò e, sebbene il cuore gli battesse all’impazzata perché finalmente aveva trovato quei tre che stava cercando, restò in silenzio quando Kadaj gli si avvicinò lentamente. Prima scostò un lembo del cappotto, e sorrise quando vide la Cerberus nascosta nel fodero sotto la pesante stoffa del capo d’abbigliamento, poi, quasi con violenza, tolse via cappello ed occhiali rivelando anche ai suoi compagno ciò che era successo

<< Vincent Valentine … >> mormorò Yazoo
<< Samuel Blank! >> lo corresse affannato il ragazzo

Kadaj sorrise

<< Mission complete! >>


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