[Fan Fiction] The Ultimate Weapon : Capitolo 6

“Buon anno a tutte le centinaia e centinaia di fan di THE ALEX fflover89!! Dopo il finale a sorpresa dello scorso capitolo, preparatevi a altre sorprese!!”


L’uomo che prima era il capitano addetto alla sorveglianza del posto, si scricchiolò le ossa. Trivia si era impossessato del suo corpo e ora lo stava ammirando. Poi quasi stesse parlando tra se e se, disse:

«Sai, i corpi di questi semplici umani sono molto facili da manipolare. Non hanno di certo la resistenza magica di un Jenoma, o di uno sciamano. Ma una volta che hanno liberato la loro ira, diventano immensamente potenti. E tu, che hai sacrificato due anni della tua vita per salvare il tuo simile che aveva devastato il mondo, per dimostrare agli umani che esiste sempre la possibilità di perdonare… sei veramente un ingenuo. Mi chiedo perché il vecchio Garland volesse farti diventare il suo nuovo dio della morte.»

Gidan non prestò attenzione a ciò che quella cosa gli diceva. Mettendosi in guardia gli chiese: «Che cosa vuoi? Perché ti sei impossessato del corpo di quel soldato?»

«Ancora t’interessi di loro. Ti preoccupi di quello che ho fatto a quest’… uomo.» calcando con disgusto la parola “uomo”. «In questo momento ho dimostrato parte della mia tesi. L’oscurità alberga nei cuori di qualunque essere vivente. E agendo sull’ira, io posso far diventare il più debole degli uomini, un potente strumento ai miei ordini.»

«Noi non siamo degli oggetti! Pensavo ti fosti accorto di quanto fossero sbagliate le tue teorie, quando ti abbiamo sconfitto quattro anni fa!»

«Oh, adesso ti eguagli addirittura a loro. Sappi però Gidan Tribal, che il tuo corpo di Jenoma è molto diverso dagli altri. Tu sei stato creato (sì, è un diminutivo, ma è così) per scatenare un potere derivato dall’ira, che neanche Kuja poteva sognare. Quando distrusse Tera ci andò vicino. Invece tutto quel potere che si era risvegliato in lui all’improvviso, non fece altro che accelerare il processo mortale che Garland aveva installato nel suo corpo.»

Gidan iniziò a comprendere.

«Stai parlando della “Trance”?»

«Sì, se così vogliamo chiamarla. Come ben sai, essa scaturisce quando l’odio per il tuo avversario dopo i colpi che hai ricevuto, sommata alla rabbia del momento, esplode in un potente spirito bellicoso cambiandoti anche fisicamente. Ho notato che durante il nostro combattimento anche i tuoi compagni entravano in “Trance” e le loro capacità erano a dir poco decuplicate, anche se per poco tempo. A differenza di Kuja, che avendo un animo malvagio riusciva a mantenerla a lungo. Diversamente da lui, tu hai la resistenza fisica per poterla raggiungere. Un’ira che si manifesta in un cambiamento fisico a lungo termine… sai, credo che il tuo corpo incominci ad interessarmi.» sorrise quasi malizioso Trivia.

Gidan capì subito lo scopo del nemico. Voleva prendere il controllo indiretto del suo corpo quando era in “Trance” per poi usarlo per i suoi scopi. Non poteva sopportare il pensiero, anzi nemmeno, l’idea di poter essere usato contro i suoi amici, figuriamoci contro Daga. Balzando avanti attaccò Trivia, che parò immediatamente con la spada del soldato.

«Perché ti reprimi, ragazzo? Forse perché hai paura di far del male a quest’uomo? Cosa sarà mai la vita di un soldato, in confronto a quello che io posso fare al mondo intero? Se mi uccidi, forse mi sarà difficile trovare un nuovo corpo…»

Gidan rise a quella scarsa equivalenza. Gli venne in mente un vecchio concetto di filosofia e glielo espose:

«“Io sono te, come tu sei me, e siamo tutti insieme la stessa cosa”!» e continuò l’attacco. I colpi del soldato posseduto erano sferrati con una forza e una velocità che erano impossibili per una persona normale. Gidan cominciò presto a passare alla difensiva. Trivia continuava a martellare le daghe dell’avversario, mostrando una tenacia incredibile: con un colpo spedì il Tantarus addosso ad un cristallo, e poi con un calcio che lo troncò di netto. Gidan rotolò nella polvere cercando di stabilizzare la caduta e si rialzò cominciando a riprendere fiato.

«Tutto qua? Dov’è finita quella forza che hai dimostrato quattro anni fa per salvare il mondo?» Gidan espirò, unì le else delle lame, fece un salto, e una strana aura gialla lo circondò. Trivia si mise in difesa in attesa di una sua mossa, ma con sua sorpresa, lo vide correre dall’altra parte ad una velocità incredibile. Allora cominciò ad inseguirlo, ma a mano a mano che si avvicinava, vide che il Tantarus preparava un incantesimo. Quando lo lanciò, lo parò prontamente ma subito dopo un lampo accecante gli balenò all’altezza degli occhi. Urlando più per l’ira, che per il dolore, cominciò a colpire alla ceca con la spada. Gidan si nascose di nuovo, e si tastò il braccio destro. Guardandolo notò una ferita non grave ma abbastanza fastidiosa che gli sanguinava. Quando rialzò lo sguardo vide Trivia che prendendolo per la gola, lo sollevò e lo sbatté sulla superficie di un altro cristallo:

«Credi di essere furbo, ad usare le tue scarse tecniche da ladro per fuggire? Strano, ora ti trovi con le spalle al muro.» disse Trivia, minacciandolo con la spada.

Gidan sorrise di nuovo smargiasso, con la sua classica espressione furba e intelligente. Spostando la mano verso destra prese uno spuntone, e lo piantò nella spalla del soldato posseduto. Con un urlo, si strappò rapidamente il cristallo e affondò verso il fianco scoperto di Gidan, che si piegò. Sorrise, pensando di averlo battuto, ma si accorse che la sua spada non aveva colpito il ladro. Vide invece che la lama era stata presa dal braccio di Gidan, che cominciò ad illuminarsi di una luce rossastra. La luce ricoprì interamente il corpo del ladro, che anche fisicamente cominciò a cambiare: i muscoli divennero più grossi, le mani e le spalle si ricoprirono di una pelliccia scarlatta, e anche le vesti cambiarono: gli stivali divennero degli schinieri intarsiati, la cintura da cuoio diventò di latta, e il gilet divenne una giacca; i capelli si ramificarono e fecero saltare il nastro che reggeva il codino e divennero rossi anche quelli. Gli occhi si aprirono e da azzurri color del cielo, divennero rossi come il rame.

Gidan era entrato in Trance.

Sollevò quasi con naturalezza la spada di Trivia, che istintivamente ci si aggrappò con più forza. Poi girando su se stesso lo lanciò a terra. Gidan batté il pugno sul terreno e rapidamente un lampo saettò al livello del suolo, per poi rialzarsi e diventare simile a un globo che colpendo Trivia, sollevò un’onda di pura energia. Un enorme polverone circondò l’area, e quando egli si rialzò dolorante non vide più Gidan, né sentì più la sua forza spirituale. Tutto ciò che era rimasto di lui erano degli strani caratteri incisi sul terreno dove era passato l’incantesimo. «Non puoi continuare a fuggire ragazzo. Devi fermarmi, giusto?»

«Non ho intenzione di uccidere il tuo corpo.» disse la voce lontana di Gidan. Non riuscendo a localizzarla con l’udito – il tuono doveva avere rovinato i timpani del suo organismo ospite- continuò a parlargli.

«Sai ragazzo, quando mi sono manifestato nel Mondo del nulla, pensavo che creare un universo senza il cristallo originale, potesse essere una soluzione per fare un mondo senza vita. Ma dov’è la soddisfazione di poter regnare un mondo senza sudditi, non trovi? Quando mi avete sconfitto, ho capito tutto: se avessi distrutto il cristallo, avrei distrutto anche me. Ecco perché racchiusi la mia essenza in uno dei cristalli vicini, sperando di poter tornare nel passato. Successe però una cosa insperata.»

Mentre parlava, Gidan cercava di calmare il suo stato di “Trance”. Non poteva uccidere quell’uomo, ma se non era trasformato non era in grado di contrastarlo; sembrava non esserci soluzione. I cristalli intorno a lui contenevano energia pura, che poteva danneggiare l’oscurità dell’entità maligna. Ma come poterla usare? Spezzare un intero cristallo volontariamente e usarlo come catalizzatore era quasi impossibile: essi erano molto duri, e poco dopo si dissolvevano. Come fare dunque?

«Il mondo di cristallo, riuscì a fermare grazie al potere dei ricordi la deflagrazione che l’albero di Lifa aveva innestato. Poco dopo pensai che i cristalli non avessero più la forza di rimanere in questo mondo, ma accadde un altro fatto insperato. Essi si conficcarono nel terreno, che stranamente cominciò a mantenerli stabili. Tuttora non mi spiego come sia accaduto. Poi aspettai; aspettai che uno di voi umani fosse troppo stupido ad avvicinarsi al mio cristallo, che resi volontariamente nero, per prendere possesso del suo corpo. Ed è stato parecchio facile: immagini un graduato costretto a passare una settimana da solo in un posto del genere? Anche il più tranquillo avrebbe iniziato a covare rabbia e paura. Poi arrivasti tu. Sai una cosa, ragazzo? Se non vuoi partecipare alla mia opera di distruzione, troverò qualcun altro che lo farà. Quella ragazza che era con te, come si chiamava… ah, si la chiamavi Daga.»

Gidan sbarrò gli occhi e si volse rapidamente verso il nemico, che gli dava le spalle. «Se non riuscirò a controllare il tuo corpo, vorrà dire che mi occuperò io di lei. E sarà un grande piacere farlo…»

«NO!» urlò Gidan che comparve rapido alle sue spalle e gli diede un grande calcio volante. Rientrando senza neanche volerlo volontariamente subito in Trance, trascinato dalla furia lanciò una palla di energia contro il nemico che esplodendo al contatto, lo fece continuare a volare stordito verso un cristallo molto grande. Quando Trivia ci si schiantò contro, Gidan brandì automaticamente la spada che aveva sulla schiena. L’arma reclamava e chiedeva di essere usata dopo secoli di inattività, e si permeò di parte della sua energia, macchiandosi del colore della “Trance”: il Tantarus la scagliò come una lancia contro il corpo del soldato, che infilzato non riusciva a muoversi. L’energia del cristallo cominciò a fuoriuscire da esso; Gidan corse rapido ad impugnare l’elsa e si concentrò per far confluire l’energia dei ricordi dentro la lama, e quindi nel corpo del soldato, dove si trovava Trivia. Forse questo poteva salvarlo, pensava Gidan. Trivia però, con un rivolo di sangue che gli usciva dalla bocca cominciò a ridere.

«Cosa c’è di così divertente?!» urlò Gidan, che non riusciva a contenere l’energia furente della “Trance”.

«Io so due cose che non sai: la prima è che sei molto prevedibile. La seconda è che questa spada è mia. E non farebbe nulla senza il mio consenso.»

Ed era vero. Per quanto si sforzasse, l’energia del cristallo stava scemando, e il cristallo iniziava a dissiparsi. L’arma non rispondeva al suo comando come aveva fatto prima, quando si era impadronita di un po’ della sua energia.

«Ah, e ne so una terza. Pensi che avrei potuto governare il mondo, con un misero corpo come questo? Ora ne ho uno nuovo proprio qui davanti a me: giovane, forte… e molto arrabbiato.» Gidan terrorizzato, si ricordò immediatamente degli avvertimenti di Mikoto. Si era lasciato ingannare, era caduto con tutte le scarpe nel tranello fattogli. Cercò di lasciare l’elsa della lama ma Trivia gli prese il braccio all’altezza della ferita e cominciò a stringere immobilizzandolo. Il corpo del soldato s’illuminò di nuovo di una luce blu, che investì quella rossa di Gidan. La luce entrò nella ferita e cominciò ad avere delle allucinazioni: vide improvvisamente tutti i suoi ricordi, passati, presenti, insieme ad alcuni futuri, che furono oscurati da una sostanza nera. Mano, mano che avanzava, perdeva sempre più coscienza di se stesso. Gli rimase solo un ricordo, a cui si aggrappò selvaggiamente: il ricordo di una bellissima fanciulla dai capelli neri che lo abbracciava sotto delle lenzuola bianche. Anche questo ricordo scomparve.

Poi, il nulla.

“Bè se non ricevo il premio per la critica su questo capitolo, vuol dire che è tutto un magna magna… tengo a precisare che il passo filosofico che Gidan dice a Trivia, è in realtà un pezzo tradotto dalla canzone ‘I am the walrus’ dei Beatles’. Anche questa mi pare più che azzeccata. Ringrazio tutti coloro che hanno continuato a seguirmi pazientemente, e coloro che hanno semplicemente letto i primi tre capitoli e hanno rinunciato per chissà quali motivi: a costoro dico di pubblicare i propri commenti e recensioni, dimodochè posso capire le loro sicuramente giuste ragioni. Prego solo usare un linguaggio non volgare e offensivo. E se non siete daccordo con ciò, io ho due parole per voi: SUCK IT!!!


E ora passiamo al solito spazio di risposta ai commenti:

psyker: eheheh, devo dire che ne uso talmente tanti di quelli conosciuti, che tra poco ne inserirò due nuovi! Nulla di preoccupante, solo due personaggi secondari per dare più colore alla ricetta… e poi sicuramente è meglio Trivia centomila volte come cattivo, che Kuja morto e sepolto pentendosi delle sue malefatte, no?

baby91: ringraziandoti nuovamente per gli auguri, che ti rigiro, spero che questo 2010 non deluda le tue aspettative e i tuoi piacevolissimi commenti!!

Detto ciò vi saluto!! IF YA SMEEEEEEEEEEELLL!!!! WHAT THE ALEX, IS, COOKING!!!”


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