Tomb Raider e la realtà – Tomb Raider Underworld

La saga di Tomb Raider ha fatto conoscere alle nuove generazioni città perdute, civiltà scomparse e misteri: ma qual è la realtà che si cela dietro la serie? L’obiettivo di questa sezione è proprio quello di esplorare le realtà storiche, culturali ed artistiche che si nascondono dietro le ambientazioni e gli scenari che ci vengono proposti nel corso delle diverse avventure dell’amata Lara Croft. In questa pagina sono analizzate le corrispondenze di Tomb Raider Underworld nella realtà.

Isola di Jan Mayen

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 L’isola di Jan Mayen è un territorio appartenente alla Norvegia, costituito da un’isola situata al limite tra l’Oceano Atlantico e il Mar Glaciale Artico e sotto l’amministrazione della Contea di Nordland- Dopo la scoperta avvenuta nel XVII secolo da parte di alcuni cacciatori di balene, l’isola è stata contesa da varie nazioni per costruirvi una base per la caccia alle balene o per la caccia alle volpi artiche. Nonostante tutto, l’isola diventò un centro per gli studi scientifici dopo la vincita del premio dell’Anno Polare Internazionale durante l’inverno tra il 1882 e il 1883. Nel 1929 la Norvegia conquistò l’isola e ne fece una stazione meteorologica fino al 1959, quando cadde in disuso; le principali attività sull’isola si svolgevano in una stazione utile per la radionavigazione. 

Essendo caratterizzata da un clima artico, l’isola ospita vari uccelli di mare e ha un territorio composto perlopiù da tundra. La principale sommità di Jan Mayen è costituita da un vulcano, denominato Beerenberg, la cui altezza è di 2277 metri. Jan Mayen è una piccola isola dalla forma allungata; l’unico villaggio presente sul territorio è Olonkinbyen, e conta solo 18 abitanti. Esso è abitato dalle persone che lavorano nella stazione meteorologica ed in quella per la radionavigazione. 

La scoperta di Jan Mayen è incerta. Si dice che nel VI secolo d.C., durante uno dei suoi viaggi, il monaco irlandese Brendano di Clonfert approdò sulle coste dell’isola dopo una tempesta. Nonostante l’isola, secondo la leggenda, ospitasse le porte dell’inferno, non fece passare nell’aldilà il monaco. 

L’isola è stata anche probabilmente passaggio e tappa nella rotta dei Vichinghi. Questo perché, in alcune carte geografiche da loro disegnate, oltre che la Groenlandia, la Norvegia, l’Islanda e le isole Fær Øer, è comparsa anche Jan Mayen.

L’isola di Jan Mayen è stata con certezza scoperta nel XVII secolo da alcuni cacciatori di balene olandesi e inglesi alla ricerca di nuove zone di pesca. Il navigatore comandante inglese di alcune spedizioni a nord, Henry Hudson, approdò sull’isola nel 1607 e la battezzò Hudson’s Tutches o Touches. Il merito della prima esplorazione dell’isola approfondita e dettagliata, comunque, va all’esploratore olandese Jan Jacobs May van Schellinkhout, che la visitò nel 1614. Fu egli a battezzarla con l’attuale nome, Jan Mayen, e a inserirla in modo corretto nelle carte geografiche, costituendo una certa prova della scoperta dell’isola. 

Jan Mayen non era allora rivendicata da nessun popolo: ha cominciato a popolarsi molto quando divenne una base scientifica per gli studi meteorologici durante l’Anno Polare Internazionale. 

Durante la prima metà del XVII secolo, alcuni cacciatori di balene si stabilirono sull’isola per produrre olio a partire dal grasso di balena. Dopo la scoperta della grande popolazione di balene a Jan Mayen, molti di essi si sono trasferiti sull’isola durante la stagione estiva. L’olio di balena era a quei tempi molto pregiato, e per questo sono state costruite molte strutture sull’isola per ospitare i cacciatori e i lavoratori. Una prima permanenza invernale su Jan Mayen fu svolta nel 1633: alcuni dei sette uomini rimasti sono tornati alla loro terra e sono tornati l’estate successiva. L’isola fu lasciata tra il 1640 e il 1650 e fu progressivamente riabitata nei 230 anni seguenti. 

L’inverno tra il 1882 e il 1883 fu dichiarato primo Anno Polare Internazionale, un gruppo di scienziati austro-ungarici che scelsero Jan Mayen come luogo di studio, una base chiamata Maria Muschbukta (letteralmente Baia Maria Musch); inaugurata l’organizzazione scientifica, Jan Mayen ritornò piena d’attività come secoli prima. Dal 13 luglio 1882 al 6 agosto 1883, gli scienziati si occuparono di importanti ricerche (test sull’equipaggiamento per le spedizioni polari, salinità e temperatura del mare, magnetismo, ma anche su elementi dell’ecosistema, come piante, animali e rocce). 

Nei primi anni del XX secolo, i commercianti norvegesi cominciarono a venire a Jan Mayen, trascorrendovi anche l’ inverno al fine di praticare la caccia. Le prede più cacciate erano le renne, pregiate per il loro pelo, e gli orsi bianchi. Con la caccia intensiva vennero sterminati molti animali, che, con la loro scomparsa, resero Jan Mayen priva di attrattive economiche, a tal punto che venne abbandonata nel 1920.

Fonte: Rosso Pompeiano forum

Bhogavati

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 Bhogavati è la capitale di Patala, il settimo inferno della tradizione indù ed è popolata dai Naga che sono rappresentati come grossi uomini serpente. Prima d’ora, lo stile architettonico di queste rovine non era mai stato individuato così a sud-ovest. Inoltre, è il più antico di tutti gli altri siti archeologici conosciuti. Questa scoperta influenza profondamente le teorie sugli spostamenti delle tradizioni indù in Asia. 

Naga 

Naga

 I Naga sono gli uomini serpente di Patala che, tra le altre cose, erano i custodi dell’amrita, un elisir di immortalità. I rettili disseminati in zona hanno probabilmente ispirato il mito dei Naga o quantomeno hanno contribuito a un mito indù già esistente dato il loro particolare aspetto.

Xibalba

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 Nella mitologia Maya lo Xibalba, tradotto rozzamente come “Luogo della paura”, è l’oltretomba governato dagli spiriti della malattia e della morte. 

Nel XVI secolo Verapaz l’ingresso di Xibalba era tradizionalmente collocato in una grotta nei pressi di Cobán, Guatemala.
Alcuni dei discendenti Quiché delle popolazioni Maya che vivevano nelle vicinanze associano ancora quella stessa zona alla morte.
Anche alcuni sistemi di grotte nei dintorni di Belize sono ritenuti essere ingressi per Xibalba.
Un’altra manifestazione concreta di un accesso allo Xibalba è ritenuto essere dai Quiché la linea scura di separazione visibile nella Via Lattea. 

Xibalba è descritto nel Popol Vuh come una corte al di sotto della superficie terrestre. Non è chiaro se gli abitanti di Xibalba siano le anime dei defunti o una razza separata di esseri che venerano la morte, ma essi sono spesso rappresentati in forma umana. Xibalba è associato con la morte ed è governato da dodici divinità o potenti sovrani conosciuti come i Signori di Xibalba. I primi tra i Signori sono la Prima Morte e la Settima Morte. Ci si riferisce spesso agli altri dieci Signori come a demoni, ai quali è concesso il dominio su varie forme di sofferenza umana: malattia, fame, paura, debolezza, dolore, e infine morte. Gli altri abitanti di Xibalba sono considerati essere caduti sotto il dominio di uno dei Signori, e si pensa vaghino sulla Terra per dispensare le piaghe portate dai loro padroni. 

Xibalba è un luogo vasto, e numerose sue singole strutture o luoghi sono descritti o menzionati nel Popol Vuh. 

I principali di questi sono il luogo di concilio dei Signori, le cinque o sei case che servivano come prime difficoltà di Xibalba [non chiaro], e la corte di Xibalba. 

Vengono anche menzionate le case dei Signori, i giardini, e altre strutture che indicano che Xibalba è almeno una grande città, piena di difficoltà, prove e trappole per chiunque entri. Perfino la strada per Xibalba è piena di ostacoli: prima un fiume colmo di scorpioni, uno di sangue, e uno di pus. Oltre questi si trova un crocevia presso il quale i viaggiatori devono scegliere tra quattro strade che parlano nel tentativo di confondere e ingannare. Dopo aver passato questi ostacoli si arriva al luogo del concilio di Xibalba, dove i visitatori incontrano i Signori in seduta. Manichini realistici sono seduti vicino ai Signori per confondere e umiliare le persone che li salutano, e i confusi vengono allora invitati a sedersi su di una panchina, che è in realtà una piastra rovente per cucinare. I Signori di Xibalba si divertono umiliando le persone in questo modo prima di inviarle ad una delle tante prove mortali. 

La città è la sede di almeno sei pericolose case, piene di prove per i visitatori.
La prima è la Casa Oscura, che è appunto completamente buia all’interno.
La seconda è la Casa dei Brividi o la Casa Fredda la quale, come dice il nome, è fredda da gelare le ossa e con tempeste agghiaccianti.
La terza è la Casa del Giaguaro, che a questo punto non necessita di descrizione.
La quarta casa è quella del Pipistrello.
La quinta la casa dei Rasoi, piena di lame affilate e spade che si muovono di propria volontà.
In un’altra parte del Popol Vuh si parla di una sesta prova, la Casa Calda, colma di fiamme e calore.
Il proposito di queste prove è umiliare o uccidere coloro che non riescono a superarle.

Nel videogioco Tomb Raider: Underworld, in Messico del Sud, Lara Croft apre un accesso a Xibalba sotto un Campo di gioco maya, rinvenendo nelle sue profondità la mitica cintura di Thor, il dio norreno dei fulmini.