[Fan Fiction] The Rising of the Moonflower – Capitolo 4

Era arrivato il momento.
Io sarei andata chissà dove con i Gabbiani, e lui a Luka con i Goers.
Non potevo credere a come si era evoluta la situazione da quando l’avevo ritrovato: ero così impaziente di riaverlo con me, ma alla prima occasione l’avevo offeso e tradito. Se ci fosse stato un modo per rimediare senza offendere i miei amici, sarei corsa da lui. Ormai il mio orgoglio era a pezzi, come il mio umore.
Non riuscivo a stare dietro nemmeno alle chiacchiere di Rikku. Noi saremmo partiti dallo spiazzo dietro il tempio, abbastanza grande per essere una buona pista di decollo per l’aeronave; lui invece sarebbe stato al porto, a imbarcarsi per Luka. Direttamente dalla parte opposta.
Rikku si accorse solo in quel momento che c’era qualcosa che non andava, troppo presa dalla sua felicità per il ritorno di un’avventura che anni prima era stata ricca di sorprese. Mi guardò attentamente ma non disse niente.
Paine fece tutt’altro: era tanto riservata quanto spudorata quando si trattava di cose del genere. Mi prese per le spalle e mi guardò negli occhi, a lungo, tanto da farmi sentire a disagio.
– Cosa ci fai qui, Yuna? – mi chiese, senza preamboli. – Sappiamo benissimo dov’è Tidus, ma non capiamo perchè tu sei qui mentre lui è là.
Compagno e Fratello sentirono ciò che disse, e stavano per fare una decina di domande, ma Rikku li zittì con un’occhiataccia.
Non mi andava di parlare davanti a tanta gente, perciò mi recai a lato della struttura, seguita da Paine ma non dagli altri.
– Allora, Yuna? Ti vuoi dare una mossa? – e con un cenno del capo indicò la via per la spiaggia.
– Non è così facile – sussurrai.
– No? Metti un piede davanti all’altro, è una cosa elementare – parlò come se si stesse rivolgendo a una bambina, sottointendendo cose ovvie.
– Non posso lasciarvi così.
– Oh, sì che puoi.
Rimasi zitta. Non potevo fargli una cosa del genere, una volta che io prendevo un impegno lo mantenevo fino alla fine.
– Yuna! Ascoltami. Ti ricordi quante ne abbiamo passate per ritrovarlo? Quanti posti abbiamo visitato per cercare quelle maledette sfere? E quanti nemici ci siamo fatti solo per poter avere un indizio di dove diavolo lui si fosse cacciato? E adesso che è qui, tu cosa fai? Lo lasci andare, per recarti in chissà quale parte del mondo con una banda di matti!
Aveva ragione. Completamente ragione.
La guardai sorpresa per ciò che aveva detto: ci teneva davvero a che io fossi felice.
Non me lo feci ripetere due volte. L’afferrai per le braccia.
– Lo dici tu agli altri? Ti prego, non so quando parte.
– Certo che sì. Corri! – Quasi mi spinse, e io iniziai a correre.
Mi fermai di botto.
– Grazie Paine.
Con un gesto della mano liquidò la mia frase, e io ripartii.
Attraversai il villaggio in un baleno, sfrecciando davanti a Lulu e il bambino.
– Ciao Lulu, alla prossima! – gridai in corsa. Mi guardò stupita, ma non disse niente.
Percorsi lo sterrato e il ponte a una velocità che non credevo nemmeno fosse mia. Avrei fatto di tutto per fermarlo, o almeno per convincerlo a portarmi con sé. Non potevo lasciarlo andare. Il solo pensiero mi faceva venire le lacrime agli occhi.
Raggiunsi il bivio, una strada portava al porto, l’altra alle colline.
Non poteva già essere partito, era troppo pigro per prepararsi a quell’ora del mattino.
Corsi a perdifiato, saltai giù dalla sporgenza: ci avrei messo troppo a percorrerla tutta. Ancora una curva e avrei visto la sabbia fine che precedeva il porto. Ce la potevo fare, ero quasi arrivata.
Mi accorsi di essere alla spiaggia quando sentii il terreno affondare sotto i miei piedi, ma non me ne curai.
Pochi metri ancora.
Arrivata al pontile, però, mi bloccai di colpo. Non c’era nessuna nave.
Con il respiro affannoso, mi rivolsi al vecchio pescatore che abitava lì di fianco.
– Scusi, la nave dei Goers deve ancora arrivare? – non azzardai a pronunciare la frase inversa, cioè se era già partita, perchè temevo la dura verità: se fosse già salpata non sapevo cosa avrei fatto.
– No, lady Yuna, la nave è già bella che andata – con un sorriso tentò di alleggerire l’effetto di quella frase.
Mi sentii sprofondare. Era tutta colpa mia se lui se n’era andato. Le lacrime che tentavo di non versare strabordarono ribelli dai miei occhi.
– Grazie – sussurrai debolmente al pescatore.
Lady Yuna è una stupida, avrei voluto gridargli. Lady Yuna è talmente egoista da aver rovinato tutti i suoi sogni. Adesso ci mancherebbe solo che lasciasse la sua casa e i suoi amici lì per andare in un posto che odiava e seguirlo. Ben le sta.
Mi girai e percorsi lentamente la strada, dovendomi concentrare anche sui miei passi.
Uno, due, uno, due…
Una strada che non avrei più percorso con lui.


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