[Fan Fiction] Struggle Through Life Capitolo 11 La mattina dopo

Bella si risvegliò intorpidita. Edward era disteso per metà su di lei e con un braccio la cingeva, si accorse del suo respiro caldo sul collo e per un attimo non riuscì a pensare; presto però, ricordò gli eventi che li avevano portati lì ed un velo di tristezza si impadronì di lei. Erano nella posizione opposta a quella in cui si erano addormentati, lei lo aveva tenuto stretto a sé finché le lacrime avevano smesso di scorrere, poi lui si era disteso facendo in modo di mantenerla vicina, e le aveva fatto poggiare la testa sulla sua spalla, stando attento a non farsi male; Edward aveva negato ma era chiaro che fosse ferito anche al torso. Lo guardò in viso, scostando delicatamente i capelli arruffati, l’aspetto dei lividi era peggiorato e non riuscì a trattenere una smorfia; voleva sapere cos’era successo, e che il responsabile pagasse. Si divincolò piano da lui e prese dei vestiti e l’occorrente per la doccia, lo avrebbe lasciato dormire ancora, certamente ne aveva bisogno.

Prima di uscire, prese anche i vestiti di Edward dal pavimento, – erano ancora umidi – e prima di andare a fare la doccia li mise in asciugatrice.

**

Quando Edward si svegliò, la prima cosa che avvertì fu il dolore fisico, chiaro memento della sera precedente, e provò rabbia nei confronti di chi glielo aveva procurato. Laurent era stato più violento del solito, il ragazzo aveva assestato qualche colpo, ma l’uomo ancora una volta aveva avuto la meglio. Si chiese quando sarebbe finito tutto; anche se fra pochi anni fosse partito per il college, non poteva accettare di lasciare sua madre in quella situazione.

Erano domande che si poneva spesso e che lo angosciavano, per la prima volta però aveva qualcuno in cui cercare conforto. Sapeva che Bella avrebbe voluto una spiegazione, e temeva quel momento, ma era grato che la notte precedente lo avesse accolto incondizionatamente.

Si alzò con attenzione, gli faceva male il fianco destro; guardò fuori dalla finestra e vide che l’auto dello sceriffo non era parcheggiata davanti casa, allora uscì dalla camera e si diresse verso le scale, nello stesso momento Bella giunse al primo piano e gli andò incontro.

“Buongiorno”. Disse lui.

“Buongiorno! Stavo per venire a vedere se eri sveglio, e darti questi. – Gli porse i suoi vestiti – Sono asciutti, li avrei anche lavati ma ci sarebbe voluto più tempo…”

“Grazie”. Lui li prese e fece cenno verso il bagno, lei annuì.

Quando scese al piano di sotto, dopo essersi lavato e vestito, sentì l’odore invitante della colazione:

“Bella, non dovevi disturbarti per me”. Le disse indicando il tavolo, mentre lei metteva via una padella e metteva in tavola dei toast.

“Anch’io devo mangiare”. Gli disse facendo spallucce, anche se non preparava mai una simile colazione quando era da sola in casa.

Mentre mangiavano, lei gli chiese: “Come stai?”

“Bene”. Rispose lui, automaticamente. La ragazza lo guardò scettica.

“Non troppo male”. Concesse lui.

“Forse dovresti andare da un medico, ti accompagno se vuoi”.

“No”.

“Che…, non vuoi vedere un medico o non vuoi che ti accompagni?”

“Non voglio andare da un medico”.

“Vuoi dirmi cos’è successo?”

Edward aveva finito da un pezzo, ma poggiò solo in quel momento la forchetta con cui aveva continuato a giocherellare.

“E’ stato Laurent”.

“Avete litigato?”

“Lui picchia mia madre…e a volte anche me, soprattutto quando intervengo”.

“Tua mamma sta bene?” Chiese Bella, allarmata.

“Penso di si, ieri sera non l’ha quasi toccata. Posso chiamarla?”

“Certo”.

“Ho dimenticato il cellulare a casa…” spiegò Edward, mentre si alzava per usare il telefono attaccato alla parete.

“Lo so, non c’era nelle tasche dei tuoi jeans”. Disse lei mentre gli porgeva il portafogli sportivo ed il mazzo di chiavi che aveva precedentemente poggiato sulla credenza.

Lui li rimise nelle tasche e compose il numero; Elizabeth rispose, preoccupata che il figlio non avesse dormito a casa, e subito gli fece mille domande.

“Sto bene mamma, sono a casa di Bella…no…si…non abbiamo fatto nulla di male…tu come stai?…d’accordo…Ok…anch’io.”

Edward riagganciò il telefono e si rivolse a Bella.

“Sta bene. Ma non trova opportuno che abbia dormito qui”.

Bella annuì e scrollò le spalle: “Cosa intendi fare?”

Lui la guardò con aria interrogativa, lei chiarì: “Con Laurent, voglio dire, la passerà liscia? Quanto tempo è che va avanti così?”

“Bella, tu non sai niente, non devi immischiarti”. Le rispose in tono duro, ma subito se ne pentì, si passò una mano fra i capelli e proseguì a bassa voce: “Mia madre non vuole denunciarlo. Una volta, da piccolo, ho chiamato la polizia, ma non è servito a niente, ha solo peggiorato la situazione”.

“Potresti parlarne con mio padre”.

“Mia madre mi odierebbe”.

“No, come potrebbe? Ho visto quanto ti vuole bene…”

“Io non capisco perché sia così legata a quel bastardo, potrebbe avere di meglio. Non dovrebbe permettere che la tratti così…”

“Edward, lascia che qualcuno vi aiuti”.

Dopo un po’ lui acconsentì, prese dal portafoglio il biglietto da visita di Carlisle: “Un po’ di tempo fa il dottor Cullen mi ha offerto il suo aiuto…”

“Bene, chiamiamolo. Sa già qualcosa?”

“Sospetta qualcosa”.

Edward chiamò Carlisle e subito dopo Bella chiamò Charlie, che li accompagnò in ospedale dove il dottore li aspettava; era necessario un referto, sia per assicurarsi che il ragazzo stesse bene, sia per avere delle prove contro Laurent. I ragazzi avevano deciso di non dire allo sceriffo che Edward aveva passato la notte in camera di Bella, sapevano che sarebbe stato meglio dirlo, ma temevano la reazione di Charlie; per il verbale il ragazzo avrebbe detto che aveva passato la notte fuori casa, per strada; in ogni caso, che Bella lo avesse accolto non era un dettaglio importante per le indagini, non riguardava Laurent.

Edward fu visitato da Carlisle ed un vicesceriffo raccolse la sua deposizione e stilò un verbale.

Charlie accompagnò il ragazzo a casa ed un’altra macchina della polizia li seguì; sarebbe rimasta a sorvegliare.

“Io o un mio vice saremo sempre nei paraggi; domani verrò con un’assistente sociale. Dobbiamo solo aspettare che questo tuo patrigno faccia un altro passo falso, ma sarebbe meglio se convincessi anche tua madre a denunciarlo. Se dovesse essere di nuovo violento chiamami immediatamente”. Lo sceriffo gli diede il suo numero personale.

Edward annuì, ringraziò lo sceriffo e scese dalla macchina, un po’ agitato all’idea di raccontare tutto a sua madre. Anche Bella scese dall’auto per salutarlo con un bacio sulla guancia, prima di tornare a casa con il padre, che si astenne dal commentare anche se non poté fare a meno di chiedersi cosa ci fosse esattamente fra quel ragazzo e sua figlia, a suo parere ancora troppo giovane per avere un ragazzo; le avrebbe detto qualcosa in proposito, ma scelse di farlo in un altro momento.


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