[Fan Fiction] Noctis Cosplay: Capitolo 14 Reunion

Si era licenziato.
Alla fine aveva rispettato la sua decisione e gliel’aveva sbattuta in faccia la verità a quella maledettissima vecchia. E ora, Daimi Kojima avrebbe dovuto sentirsi strafiero di sé, per aver difeso la sua identità, la sua nazione e il suo orgoglio.
Invece vagava solo per le strade mal illuminate della periferia, senza un quattrino e senza una casa. Era più di una settimana che non lavorava più da quella vecchia, e da quasi dieci giorni era scaduto il periodo utile per pagare l’affitto di quella che di casa aveva solo l’aspetto esteriore, e il padrone di casa gli aveva dato tempo un giorno per trovare i soldi, altrimenti sarebbe rimasto per strada.
Ma non era solo questo che l’aveva trascinato all’improvviso fuori di casa, le gambe affette da un’improvvisa voglia di muoversi e la mente piena di flashback che non erano i suoi.
In cosa diavolo si era trasformato? L’immagine che aveva visto allo specchio quella mattina, da troppe mattine, non era la sua. In più si era svegliato con indosso una tutina da rocchettaro che lo aveva scioccato, e che prima aveva cercato di togliere, poi però aveva rimesso perché … i suoi unici vestiti erano spariti. Aveva indossato sopra quegli abiti che sapevano tanto di Cosplay un lungo cappotto nero, ma i pantaloni e gli stivali erano rimasti visibili, mentre per mascherare i capelli azzurri e corti a caschetto su quel viso che sembrava non essere più il suo aveva usato un cappello di lana che aveva comprato assieme al cappotto con i pochi spicci che gli erano rimasti dall’affitto.
Sembrava un maniaco così conciato, mentre si aggirava per le strade e lanciava sottovoce imprecazioni perfino contro se stesso. Aveva deciso di andare da Alexander, che invece sembrava aver racimolato abbastanza soldi per fare il pensiero di permettersi una casa. Si erano sentiti pochi giorni addietro, e a quanto aveva capito anche lui si era svegliato con una chioma rosso fuoco e abiti diversi indosso, ma aveva rimediato (almeno per gli abiti) comprandosene altri nuovi. Lui non poteva, e quella situazione stava cominciando a snervarlo.
Sbruffò, poi esplose, e la sua voce rimbombò nel silenzio del vicolo deserto
” Cosa diavolo mi sta succedendo? [Censura]! ” urlò
seguì il silenzio, poi all’improvviso dei rumori lo distrassero.
Guardò in lontananza e scorse una serranda semi abbassata, un piede di porco abbandonato a terra e una luce che proveniva dall’interno del locale. Si avvicinò, e sentì delle voci
” Cavolo, Rob, non sai neanche scassinare una serratura! Che razza di ladro sei? ”
” Non ti lamentare con me, Carl, e comportati da fratello maggiore per una volta! ”
” Cosa stai insinuando? ”
” Io, niente? Siamo qui dentro da dieci minuti e ancora non riusciamo a fregarci niente! ”
” Che colpa ne ho io se non ho mai fatto il ladro in vita mia, Rob! ”
” Ah, vedi. Allora non dare la colpa a me, che non so scassinare una serratura! ”
” Piantala di blaterale e datti da fare. Ci vuoi arrivare alla fine del mese? ”
Daimi guardò sulla saracinesca del negozio. La telecamera era ancora in funzione, e i ladri non avevano neanche pensato a prepararsi una via di fuga. Decise di andarsene e di abbandonarli al loro destino ma qualcuno, una voce che non aveva mai sentito prima, lo invogliò ad entrare, e lui lo fece, fidandosi. Bussò, due colpi, e i rumori cessarono dentro la stanza. Poi dopo qualche secondo un rumore di passi e una testa apparve da sotto la serranda scassinata. Daimi rimase sorpreso nel vedere che era un ragazzo poco più grande di lui, i capelli corti, ma erano … azzurri, interamente azzurri, così come gli occhi. Proprio come i suoi.
” Se posso permettermi, non credo che si faccia così! ” disse, riavutosi dalla sorpresa. Il ragazzo bofonchiò un paio di sillabe, poi però qualcun altro lo cacciò via e subito dopo la serranda si alzò di scatto, mostrandogli tutta la sorpresa.
C’era un altro ragazzo, con i suoi stessi capelli, solo un po’ più lunghi, in più i due portavano la sua stessa tuta, e sembravano usciti da un videogame. Lo stesso videogame dal quale era uscito lui.
Rimase a bocca aperta a guardarli, stupito e praticamente sconvolto
” E sentiamo, chi diavolo saresti tu per dare consigli? ” rispose infastidito quello con i capelli lunghi
Daimi sollevò lentamente una mano e si sfilò il cappello dalla testa, e i capelli ricaderro fluidi davanti agli occhi e sul collo.
Stavolta furono i due a rimanere a bocca aperta. Si scrutarono a lungo, increduli, poi il giovane ladro dai capelli lunghi sbottò, quasi isterico
” Cristo santo, allora non siamo gli unici! ”
il fratello parve quasi commuoversi, quando con le lacrime agli occhi lo supplicò
” Tu sai cosa ci sta succedendo? ”
Daimi, che avrebbe dovuto stranirsi per quel comportamento, si sentì di comprenderlo, e scosse sconsolato la testa
” Sono nella vostra stessa situazione! ”
Il viso del ragazzo ricadde sconsolato, poi un trillo di cellulare li distrasse. Daimi lo estrasse dalla tasca e rispose
” Alex! ”
” Daimi, devi venire subito. Forse ho scoperto cosa ci è successo, e non ci crederesti mai se te lo dico! ”
I due ladruncoli parvero aver sentito la conversazione, perché si fecero subito attenti, dimenticando le lacrime. Daimi li guardò e gli venne quasi da sorridere ” Ho un amico che può spiegarci la situazione! ” disse
” Che stiamo aspettando, allora? ” disse quello con i capelli lunghi
Daimi annuì e rispose ad Alex, ancora in linea
” Ho trovato degli amici … stiamo arrivando! ”


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