[Fan Fiction] La Leggenda di Black Cat – Capitolo 6: Mara Rosseau

Era parecchio tempo che Katarina e l’equipaggio della Wind Dancer navigavano per quell’arcipelago sempre più simile ad un enorme cimitero. Ovunque andavano vi trovarono lapidi e mausolei abbandonati. Lei però ne cercava una in particolare: quella di sua madre.
La Wind Dancer, dopo un’aspra battaglia navale aveva liberato un forte di un’isola di quell’arcipelago non del tutto abbandonato evidentemente: durante il suo cammino sia per terra che per mare Kat trovò membri dell’equipaggio della Guardia Cremisi. Ovviamente vi erano anche persone comuni in quelle isole, ma data l’inospitalità del luogo avevano costruito le proprie città all’interno di grossi forti protetti da torri e cannoni. Una in particolare la colpì. Era una piccola baracca adibita a magazzino. Il proprietario era un contrabbandiere. Katarina lo conosceva e sapeva che solo da loro poteva trovare armi efficaci per sé e per l’equipaggio. E non solo armi: loro vendevano un particolarissimo tipo di grog, una bevanda alcolica composta di acqua e rum. Il rum con acqua, zucchero e noce moscata era noto come Bumboo ed era abbastanza popolare tra pirati e mercanti.
Non potendo desalinizzare l’acqua di mare, questa veniva portata a bordo in barili, ma sviluppava rapidamente alghe e diventava melmosa. L’acqua stagnante veniva addolcita con birra o vino per renderla gradevole al palato, il che significava altri barili soggetti a deterioramento. Con il divenire più comune dei viaggi lunghi, il compito dell’immagazzinamento divenne sempre più difficile e la razione giornaliera di un gallone di birra per marinaio iniziò ad avere un senso. In breve tempo una mezza pinta (o gill) di rum rimpiazzò gradualmente birra e brandy come bevanda preferita. Dare la razione pura ai marinai causò altri problemi, poiché alcuni conservavano le razioni di rum per alcuni giorni e poi le bevevano tutte in un colpo. A causa delle conseguenti indisposizioni e dei problemi disciplinari, il rum venne mischiato all’acqua. In questo modo se ne diluiva l’effetto inebriante e l’acqua si guastava più lentamente. Katarina quindi optava per la ciurma della Wind Dancer il grog, ma doveva farne scorta. Ovviamente vi erano anche oggetti recuperati con i saccheggi delle navi e dell’equipaggio della flotta di Hawke. I baratti erano ancora una valida moneta. La donna era sbarcata su un’isola uguale alle altre ma la Chartstone chiamava “Hero’s Rest”. E fu proprio in una piccola insenatura dell’isolotto che vide un patibolo. A differenza di quelli sulla terraferma, quelli di mare erano progettati per servire da monito. Lo scheletro era laggiù da molto tempo, la gabbia che teneva le ossa ferme tra loro era ricoperta da salsedine: di solito quelle gabbie venivano fabbricate su misura da un fabbro, una forca in piena regola su un’isola simile a un cimitero. Si avvicinò al corpo, trovando ai suoi piedi quella che sembrava una maschera tribale. “Che cosa..” pensò, prendendola: era un’antica maschera da cerimonia tribale. “ Chissà come era qui”, si alzò,vedendo all’orizzonte la luna che si specchiava nel golfo, maestosa e silenziosa.

Camminando tra l’erba di una radura, la giovane donna pirata si ritrovò davanti una statua a grandezza naturale. La statua di una donna con abiti maschili.
L’erba alta nascondeva il nome, ma con un gesto le scostò, rivelando l’epigrafe che tanto sognava. Mara De Leon, Sposa, Moglie e Madre. L’aveva trovata. Qualcosa però accadde, una fievole luce azzurra avvolse la statua, e Katarina dovette pararsi gli occhi dalla luce.
“…Katarina, piccola mia…” una voce che riconobbe, così come il volto evanescente che le parlava.
“…Madre?” era senza parole dalla sorpresa: la perse quando aveva quattro anni, e in quel momento l’aveva ritrovata.
“…Tu… sei sempre stata il tesoro del mio cuore… nascosto a Skull Cove…” “Skull Cove?!”
Mara si avvicinò alla figlia.
“…Trova Skull Cove utilizzando le cinque Chartstones… insieme alle mappe devi avere anche la chiave che aprirà il lucchetto d’argento…” dalla sua mano apparve un oggetto dorato, simile a un pendente, che diede alla figlia. Mara aggiunse però un monito:
“…Stai attenta ad Hawke, lui è pericoloso!”
“… Ma non so dove iniziare!”
“…Trova la nave fantasma, ti guiderà verso le isole… e troverai la successiva Chartstone…”
“Ma, madre…”
Il fantasma di Mara si avvicinò alla figlia, dandole una carezza.
“…Ora devo andare, mia Katarina…” e così com’era apparsa sparì, lasciando Katarina davanti alla sua tomba. Vi era un forziere, e quando Katarina lo aprì trovò la spada appartenuta a sua madre, la Boneshank Sword; una spada mistica appartenuta a Mara Rosseau intrisa del potere degli spiriti degli antichi maestri di spada. Si allontanò, guardando per l’ultima volta la tomba di Mara. “…Grazie, madre…”


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