[Fan Fiction] The Ultimate Weapon : Capitolo 10

I piani di Daga e compagnia, furono bloccati dal richiamo di Eiko da parte di Cid, che avendo scoperto l’utilizzo dell’incantesimo difensivo della città che solo lui e la figlia potevano attivare in casi di estrema emergenza e dopo aver intercettato la lettera indirizzata ai Tantarus, ordinò anche alla regina di Alexandria che fossero messi sotto scorta all’interno del castello. Nel frattempo organizzò l’esercito, preparò le difese all’interno dei tre borghi e incaricò la sua guardia personale di andare a cercare Trivia. Inutili furono i tentativi di Eiko di convincerlo: «Papà, per favore, lasciami tornare a Madain Sairi! Lì c’è l’unico indizio che abbiamo per capire che natura ha quella maledetta spada, e per liberare Gidan!»

«Non ho intenzione di farti di nuovo coinvolgere in questo genere di cose, buri.» le rispose il granduca che ancora non aveva perso i versi da rana e scaraburi «La situazione può diventare ancora più buripericolosa di quanto fosse con Kuja. Quel Trivia non ha a suo aiuto gli spiriti dell’invocazione, o potenti idrovolanti distruttori, e tu stessa mi hai detto che sta cercando aiuto. Non credo abbia intenzione di rivolgersi ai maghi neri, ma devo preparare la città a un possibile buriattacco di un’armata nemica. E non posso KEROpermettere che tu e Garnet ne rimaniate coinvolti.» «Ma si tratta di Gidan, papà!» urlò disperata.

«Lo so, bambina mia, e capisco quanto sia importante per te e per Garnet, kerò. Lui ha salvato il mondo, ma ora rischia di distruggerlo» cambiò tono Cid «Ma cerca di capire la situazione: tua madre ed io non possiamo avere figli. L’avere avuto te è una benedizione che non aspettavamo, e tu sei la mia unica erede. Dubito poi che Garnet voglia buritrovarsi un altro partito per garantirsi la successione. È per questo che vi tengo in sicurezza. Se morireste, i regni di Lindblum e Alexandria ricominceranno le antiche guerre per la supremazia del continente. Solo i nostri fondatori, Cid I e Alexandros II riuscirono a fermarle.»

«Allora è solo questo che t’interessa? Hai paura che noi due non diventeremo quello che tu, hai deciso per noi, e cioè solo delle sforna – eredi. Chi pensi di essere per decidere delle nostre vite?».

«Non parlarmi così Eiko! Ricordati che sono tuo padre!» la sgridò cercando di soffocare un “buri”.

«E ricordati che io non sono tua figlia!» rispose Eiko uscendo sbattendo la porta.

Quando tornò in camera sua dove la aspettava Daga, si buttò di peso sul letto, e sprofondò il viso nel cuscino, senza pronunciare parola.

«Non ha acconsentito a lasciarci provare, vero?» chiese.

«No.»

«Bisogna anche capirlo però. Il pericolo c’è, ma non possiamo stare qui senza far nulla. E poi non è mica detto che quel murale che hai scoperto nei sotterranei di Madain Sairi parli proprio di quella spada. Hai tradotto a malapena qualche frase qua e là!»

«Daga, è l’unico documento che parla delle “armi finali” prima che il villaggio venisse distrutto! E se per caso quella spada ne facesse parte?»

«Non so che dirti. E poi l’idea che queste armi di cui hai letto a Daguerreo siano le stesse che tuo padre aveva per caso fatto recuperare dai Tantarus, mi pare impossibile. Può essere solo una leggenda. E perché si chiamano armi “finali” a proposito?»

«Perché secondo le storie, le armi prodotte da quel fabbro, grazie al loro potere erano in grado di far finire le guerre. E poi tra “finale” e Ultima qualche connessione c’è no? I risultati delle analisi di Mikoto saranno pronti fra qualche ora.»

«Mah!» esclamò «Purtroppo però siamo bloccati qui, e i ragazzi si sono rifiutati di mandare i loro battaglioni a tuo padre se non ci siamo anche noi a cercare Trivia.»

«Gidan si sarebbe travestito da guardia per venire a rapirci, ti ricordi?»

«Come posso dimenticarmelo?» fece Daga abbassando il capo. I ricordi felici che aveva del ragazzo, ora la intristivano terribilmente. Eiko tutto a un tratto la guardò con l’occhiata di chi ha avuto un’idea strafica.

«Mi è venuta un’idea…» incominciò.

«Non ci pensare neanche.» bloccò Daga intuendola «Se tuo padre ci becca travestite da guardie, è la volta buona che ci rinchiude a vita.»

«Non siamo mica noi a doverci travestire!» esclamò divertita. E allora Daga capì.

Scese la sera sul castello di Lindblum. Tutti dormivano sonni tranquilli, tranne le due sentinelle che erano state messe di picchetto dinanzi alla stanza di Eiko e di Daga. A un certo da punto si sentì la voce spaventata di Garnet:

«Aiuto! Per favore, accorrete! Eiko sta male!» diceva.

I soldati riscossisi dalla noia e dal sonno che cominciava a calare sulle loro palpebre, aprirono la porta e si fiondarono dentro.

«Cos’è accaduto, maestà?» chiese zelante la guardia più bassa.

«Non lo so! Stavamo chiacchierando quando a un certo punto è caduta a terra!» rispose quasi piangendo. La ragazzina giaceva a terra, con indosso il camice da notte. Garnet non si era ancora svestita.

«Bisogna sollevarla sul letto. E poi chiamare un dottore.» fece quello più alto. «Vado io!» si propose la regina, e s’incamminò verso la porta. Le due guardie si chinarono verso il corpicino immobile della gran duchessina, quando caddero improvvisamente a terra, addormentati. Eiko si alzò immediatamente togliendosi dal viso tutto il trucco che si era messo per sembrare pallida.

«“Morfeo” perfettamente eseguito, Daga! E ottima interpretazione!» si complimentò. «Modestamente… avere un fidanzato attore servirà pur a qualcosa! Ora, bisogna spogliarli e rinchiuderli in quell’armadio. Gidan ricordo che fece così.»

Spogliati i soldati, furono spostati di peso dentro il capiente armadio e i vestiti furono appallottolati. Poi Eiko impose le mani sopra di essi, e iniziarono a lievitare lentamente: indicando la finestra, l’involucro partì a razzo e si diresse verso l’entrata del castello ai piedi di due persone.

«Che spavento comparen!» esclamò Marcus vedendosi arrivare quasi addosso i vestiti.

«Quella Eiko ci sa fare. Una volta gliel’ho visto fare su se stessa. Era più veloce di una moto! Ed ora, iniziamo l’operazione nome in codice “Pronto soccorso”!» disse Blank.

Indossati velocemente i vestiti, entrarono con calma all’interno del castello, non visti dalla guardia. Un superiore si stava dirigendo verso di loro.

«Ehi, voi due! Perché siete entrati senza farvi riconoscere?»

«Siamo stati chiamati da una sentinella per accorrere dalla granduchessina Eiko, che pare abbia avuto un malore. Non è stato dato l’allarme perché sembra sia una cosa da nulla, e si sa quanto la bambina ci tenga a non far spaventare il granduca per niente.» mentì Blank.

«E quello alla porta non vi ha fatto identificare?» insistette l’ufficiale.

«Ehm… veramente dormiva della grossa. Abbiamo una certa fretta, e non potevamo certo svegliarlo e fare tutte le pratiche del riconoscimento!» rispose stavolta Marcus. Il piantone era stato effettivamente messo a dormire con un po’ di erba sonnina messa all’interno del suo caffè. «Garantisco io per voi due! Andate presto dalla granduchessina!» ordinò l’ufficiale.

«Signorsì!» salutarono i due Tantarus.

I due si precipitarono per le scale e notarono che fortunatamente c’erano poche persone all’interno del castello quella sera. Le due ragazze erano riuscite a non far trapelare alcun rumore del finto malore di Eiko. Entrarono all’interno della stanza senza pensarci e videro le due ragazze intente a mettersi i vestiti da combattimento.

«Porc…!» si fece scappare Blank. Non tanto per Eiko ma Daga era sempre la donna più bella di Alexandria!

«Acc…!» fece eco Marcus.

Le due si girarono di scatto e reprimendo uno strillo, lanciarono un pettine a Blank, che venne preso in testa. Marcus, capendo che non era il caso di aspettare altri lanci pericolosi, chiuse la porta.

«Tutto bene, comparen?»

«Sì… da quello che ho visto, capisco perché Gidan si è innamorato di Daga!» esclamò Blank eccitato.

La porta si aprì qualche minuto dopo. I due Tantarus entrarono quasi di soppiatto, vergognandosi della brutta figura fatta poco prima.

«Che cosa avete visto?!» chiese con gli occhi sbarrati dalla rabbia Eiko.

«Dai Eiko, non c’è bisogno di…» cercò di calmarla Daga.

«No! Io voglio sapere cosa hanno visto di me! L’unico che ha diritto di vedermi senza veli è mio padre (e Gidan, in caso…)!»

«Ehm… mezza schiena tua, e una natica di Daga.» cercò di mentire Blank, che si prese una gomitata nello stomaco da parte di Marcus. Pensando che fosse un tentativo di far tornare il compare alla ragione Daga si complimentò:

«Bravo Marcus. Adesso, come pensate di farci uscire?»

«Veramenten, io afere visto anche ein se…» ma si beccò un calcio volante dalla regina che lo interruppe.

«Invece di pensare alle nostre nudità, vi spiace dirci come usciamo da qui?» ripeté Daga tutta rossa.

«C’è un condotto di emergenza che parte da questa sala e da quella del granduca, che porta al…porto. È dietro l’armadio.» illustrò Blank.

Tutti tentarono di spostare il mobile, che non si mosse di un centimetro. Pensavano che fosse il peso dei due soldati chiusi all’interno, ma mentre Daga cercava di riflettere, batté casualmente con il piede due volte su una singola mattonella, che scese verso il basso. L’armadio si girò di novanta gradi, lasciando intravedere il passaggio segreto, ben illuminato. I Tantarus andarono avanti dopo aver lasciato i vestiti, ed Eiko e Daga cercarono di scrivere una lettera al granduca per tranquillizzarlo:

Caro papà, siamo stati ‘rapiti’ dai Tantarus. Sei pregato di non venire a cercarci, e di preparare ugualmente l’esercito. Noi dobbiamo salvare Gidan. Ti vogliamo bene.

Garnet, Eiko.”

E poi entrambe si diressero verso il passaggio. Con altri due colpi di piede a una mattonella, il passaggio si chiuse. Le due seguirono il lungo corridoio correndo, sempre guardando avanti. Al porto era ancorata una nave del regno di Alexandria, con il simbolo della rosa.

«Beatrix…» disse Daga ringraziando mentalmente la shogun.

«Bella idea quella dei piccioni portalettere! Non vi ritenevo così in gamba con gli uccelli!» disse Blank con naturalezza, senza pensare al palese doppio senso. Daga lo incenerì con lo sguardo. «Era l’unico modo di comunicarvi il nostro piano. Fosse stato per voi, avreste fatto man bassa di tutti i tesori del castello.» spiegò Eiko, che non colse il pieno significato della frase del ladro. «Presto! Il bozz aspettaren dentro naven! Doppiamo partire presto!» li avvertì Marcus facendo cenno di salire il ponte.

«Ah, principessine. Avete ancora abbisogno di aiuto dai Tantarrus, ah?» fece l’enorme figura di Kalò.

«Sì, per favore. Solo noi possiamo salvare Gidan.»

«Non ho mica chiesto pirchì! Pure io vogglio salvallo, ah. Amunimmo, picciotti?» chiese ai due già ai comandi.

«Volentieri. Dove, donzelle?»

Le due ci pensarono un attimo. Eiko indicò una prima destinazione:

«Potremmo andare al villaggio dei maghi a prendere Mikoto. Lei è l’unica ad aver in parte capito la natura insolita di quella spada.»

«Forse invece è meglio andare a Madain Sairi. È un luogo più riparato dove possiamo nascondere la nave. Poi devo finire di tradurre il murale.»

«Concordo con Daga. Almeno sanno dove siamo.» consigliò Blank.

«Va bene. A Madain Sairi, allora!» terminò Eiko alzandosi. La nave partì con un forte rumore e virò verso sud a tutto vapore, verso il villaggio degli sciamani.


“Eeheheheheheheh, devo dire che in questo capitolo mi sono un po’ scatenato. Non ho inserito la sezione con Trivia perché era troppo lunga: difatti il prossimo capitolo sarà incentrato più su di lui, e all’ingresso di un nuovo personaggio secondario (che la square mi perdoni…)!! Qualcosa da ridire? Ed ora spazio alle risposte!

psyker: ringrazio per i complimenti, soprattutto per quanto riguarda le scene descrittive dei combattimenti, che essendo difficili da rendere verosimili un pò come le scene di sesso, fa molto piacere ricevere apprezzamenti a riguardo. Il nuovo personaggio è ottimo senza dubbio: in questo momento sto ideando il suo combattimento contro Beatrix, che ho intenzione di fare lungo e con finale a sorpresa!

CIAO, ALEXMANIAAACS!!! (avete presente gli hulkmaniacs, i fan di Hulk Ho-gan? No? Vabbè uguale…)


Vai a ‘Seleziona Capitolo’

Vai a Capitolo 11