[Fan Fiction] The Princess and the Thief: Capitolo 9 – Libertà!

– Perché mi state aiutando? –

Chiese il ladro, massaggiandosi i polsi gonfi e doloranti.

La principessa in persona era venuta fin lassù da sola… e senza dire nulla lo aveva liberato.

Perché lo aveva fatto? Lui era solo un semplice ladruncolo.

Garnet teneva lo sguardo fisso sul pavimento; sul suo viso comparve una espressione combattuta.

Non riusciva a credere a quello che stava facendo, ma solo lui poteva aiutarla.

Una occasione simile non le si sarebbe più presentata… doveva almeno tentare.

– Io… ho bisogno del tuo aiuto. –

Sul volto di Gidan si dipinse un’espressione perplessa; i suoi occhi, per un attimo, parvero uscire dalle orbite.

Fece qualche passo indietro; la faccenda era sospetta. “Qui gatta ci cova…”

– Che genere di aiuto potrebbe mai desiderare una nobile principessa da un umile ladro? –

La ragazza si portò le mani al petto; il tono della sua voce, da incerto e tremolante, divenne cupo e triste.

– Brahne… non è la mia vera madre. –

Silenzio. Gidan incrociò le braccia con fare indifferente. “Questa non è certo una novità!”

– Lei ci tiene così tanto a me, ma io devo sapere chi sono i miei veri genitori! Mi capisci, vero? –

Lo sguardo affranto e supplichevole della principessa, fece perdere un battito al cuore del giovane brigante.

Il tono delle sue parole si fece più comprensivo. Dopotutto, anche lui era un orfano.

– Ti capisco… ma cosa ti fa credere che, dopo tutti questi anni, potrai riuscire a trovarli? –

“Ammesso che siano vivi…” Pensò il ragazzo, con amaro sarcasmo.

La giovane sembrò essere scossa da un fremito; i suoi occhi, ora comunicavano sicurezza e decisione.

– Per questo ho bisogno del tuo aiuto e di quello dei tuoi compagni! –

Gidan ebbe un sussulto e il cuore gli si piantò in gola. Lei sapeva?!

– Ti prego! –

La principessa non era intenzionata a mollare, ma quello non era ne il luogo ne il momento adatto per discutere;

dovevano trovare un modo per uscire da quella cella buia e sporca.

– Propongo di rimandare il discorso a più tardi, principessa. Ora dovremmo pensare ad un modo per andarcene. –

Sul bel viso della giovane ragazza comparve un sorriso beffardo.

– Ho un piano! –

Le strade deserte, quasi prive di vita, comunicavano una strana angoscia; class=SpellE>Alexandria, in quei momenti, appariva come una città fantasma.

In quella notte senza lune, il cielo, nero come la pece, era illuminato solo dalla luce fioca delle stelle.

Ed in questa atmosfera surreale, due loschi figuri si aggiravano intorno alle mura del castello… pronti a colpire.

– Guardie! Aiuto!! –

I dolci sogni di Hagen vennero interrotti da un urlo straziante; allarmato, saltò in piedi come una scheggia,

pronto ad entrare in azione, ma l’intontimento del sonno non era ancora del tutto scomparso…

– Che succede?! Non sono stato io! –

Disse, quasi per riflesso incondizionato, più che altro…

Poi, finalmente, il suo cervello iniziò ad elaborare l’informazione, comprendendo la gravità del problema.

– Principessa! Non temete sto arrivando! –

Il grosso portone di legno si aprì in un sol botto e Hagen si precipitò dentro la cella senza indugio… mossa sbagliata.

Senza nemmeno avere il tempo di realizzare ciò che stava accadendo, si ritrovò disteso sul pavimento privo di sensi.

Sono incredibili le cose che si possono fare con un semplice sgambetto. (?!)

Garnet guardò il ladro accanto a lei con un espressione chiaramente divertita.

– Ottimo lavoro! –

Gidan , dal canto suo, aveva un aspetto più incredulo. “Però! Chi l’avrebbe mai detto?”

– Forza! Tagliamo la corda prima che si accorgano della nostra fuga! –

I due oscuri individui stavano aspettando con trepidazione il momento adatto per intrufolarsi nel castello e compiere la loro missione, quando tutto ad un tratto…

– Capo! Arriva qualcuno! –

Sussurrò l’esile figura, con tono preoccupato. “L’avevo detto io che non avrebbe funzionato!”

La figura più grossa (o grassa?), sbuffò contrariata.

– Non ci voleva, ah! Tieniti prronto picciotto! –

Il biondo ladro correva a perdifiato, ansioso di riprendersi la sua libertà; ancora pochi passi e sarebbero stati fuori dal castello.

– Sbrigatevi principessa! Ce l’abbiamo quasi fatta! –

Garnet seguiva il brigante con il fiato corto; le scale a chiocciola della torre a sei piani l’avevano sfinita.

Certo, passare tutta la vita in un castello senza mai uscire, non ti permette di sviluppare molto il fisico…

“Ma come fa lui?! Dovrò fare più esercizio!” Pensò la giovane, cercando di aumentare il passo.

– Arrivo! Ma, per l’amor del cielo, rallentate! –

L’attesa si stava facendo a dir poco snervante.

C’era da dire, comunque, che quei due tizi non sembravano affatto delle guardie; non ora che erano così vicini…

L’esile figura vanne presa da un dubbio.

– Boss, non credo che… –

Ma l’altra figura non lo lasciò finire in tempo.

– Ora Blank! All’attacco, ah! –

Lo scontro fu inevitabile e… imbarazzante. Bisogna capirlo, finire spalmato sull’enorme pancia del proprio capo mentre si è in piena corsa, non è una bella esperienza. (!!)

Non aveva potuto evitarlo; dopotutto, gli era spuntato davanti all’improvviso, come un fungo.

– Picciotto! Sei tu! Come sono felice di rrivederti, ah! –

Esclamò Kalò, con un misto di felicità e meraviglia negli occhi.


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