[Fan Fiction] The Princess and the Thief: Capitolo 7 – Chi la fa…

Il buio regnava sovrano sulla grande città.

Solo le lune, donavano generosamente un poco della loro luce; rischiarando le tenebre della notte.

Una strana figura vestita di rosso varcò, silenziosa, le porte della maestosa Alexandria; si mosse rapida fra i

vicoli e le strade, cercando di non dare nell’occhio… ma le vie erano deserte.

In pochi e veloci balzi, raggiunse il castello illuminato a giorno e addobbato come ad un dì di festa; con un

ultimo salto, raggiunse gli spalti pullulanti di gente. Si guardò in giro preoccupata; stava cercando qualcuno.

Intanto, il piccolo topolino Puck se la rideva sotto i baffi. “Ben gli sta! Quel ladro se l’è proprio cercata!”

Pensò soddisfatto, continuando a godersi lo spettacolo; sicuro che nessuno avrebbe più interrotto il suo

meritato svago… si sbagliava.

La sagoma indistinta di una persona, si frappose fra lui e il palco, impedendogli la visione dello spettacolo.

“Adesso ne ho davvero abbastanza! Chi è questa volta?!” Si chiese irritato; la sua pazienza si stava esaurendo.

A dir la verità, bastava poco per farlo arrabbiare.

– Levati di mezzo! Non vedo… –

Si bloccò; aveva già visto quel viso. Scattò i piedi con le gambe che gli tremavano; aveva una brutta sensazione.

– Freya! C-che ci fai qui?! –

La domanda gli uscì simile ad un sospiro e la voce gli tremava. “Sono in guai grossi!” Pensò disperato.

La draghiera gli rivolse un sorriso beffardo. “Ti ho trovato, piccola peste!”

– Ciao, Puck. –

Al finissimo udito del piccolo topino, quel – Ciao – parve più un rimprovero che un semplice saluto.

“E ora che faccio?” Fece qualche passo indietro, preparandosi a scappare.

– Tuo padre è molto preoccupato, lo sai? –

Esclamò Freya mentre si chinava verso di lui, mettendosi alla sua stessa altezza; il suo tono di voce era

cambiato, era più materno. Tuttavia, Puck non aveva la minima intenzione di ascoltarla; veloce come un

fulmine, si buttò giù dal tetto. (!!)

Fortunatamente, non si trovava ad una grossa altezza e non si fece alcun graffio, ma il gesto fu più che

sufficiente per spaventare a morte la povera Freya. In preda all’angoscia, si sporse dal tetto e guardò sotto;

aspettandosi il peggio. “Razza di…!”

Si disse quando lo vide sbucare, illeso, da un viottolo; senza esitare, si lanciò all’inseguimento.

Per quanto fosse agile, Puck non aveva alcuna possibilità di seminarla; Freya era un’esperta guerriera e lui solo

un bambino indifeso; furbo, ma pur sempre un bambino come tanti.

– Mettimi giù… SUBITO! –

Urlò il piccoletto, scalciando come un ossesso; ma la draghiera era del tutto indifferente alle sue proteste.

Caricandoselo ben bene sulle spalle, cominciò ad avviarsi verso il borgo; dove l’attendeva il grande portone che

l’avrebbe condotta fuori dalla città.

– Sta calmo e non farmi perdere altro tempo! Fra pochi giorni, a Lindblum, inizierà la Sagra della Caccia…

e sappi che non ho alcuna intenzione di perdermela! –

Sconfitto e umiliato, Puck non aveva possibilità; a parte quella di sopportare in silenzio.

L’opera era terminata da diversi minuti e la gente, stanca e assonnata, era ansiosa di tornare a casa e farsi una

bella dormita. Nessuno si era accorto di nulla o aveva sospettato qualcosa; tutti credevano di aver assistito ad un

comunissimo spettacolo teatrale. Solo i nobili, il giorno seguente, si sarebbero resi conto della verità…

Nonostante l’atmosfera di calma e quiete che aleggiava su tutto il regno, il castello di Alexandria era

letteralmente in subbuglio. Strano a dirsi, ma tutto quello scompiglio era causato da una sola persona: Brahne.

La povera regina, infatti, aveva appena saputo da Beatrix che i sospetti di Steiner si erano rivelati fondati.

E questo, proprio non lo sopportava. “Non riuscirò mai a licenziarlo…” Pensò sconsolata.

– Dove si trova? –

Chiese, senza troppi mezzi termini; desiderava porre fine a quella faccenda il più presto possibile.

– Nella cella in cima alla torre est. –

Rispose Beatrix tutta impettita; ma Steiner sembrava ancora preoccupato. Insicuro sulla reazione di sua maestà,

decise comunque di prendere la parola.

– Ha dei complici, ne sono sicuro… –

Disse mestamente, con tono timoroso; Brahne lo guardò interrogativa. “Cosa vuole ancora?”

Beatrix, contrariamente alla regina, parve d’accordo con il comandante e con fare deciso, parlò in sua vece.

– Se è come dice, potrebbero tornare per liberarlo. –

A quel punto, Brahne sembrò convincersi e terminò la discussione in un modo decisamente troppo frettoloso.

– Capisco. Allora, aumentate la sorveglianza. –

Non ci voleva molto, per capire che non era affatto interessata alla questione; la ragione era semplice:

non era stata derubata lei, bensì i nobili e gli aristocratici; la maggioranza, poi, non era nemmeno di Alexandria.

Il problema, di cui continuavano a parlare i suoi sottoposti, non la riguardava.

Per somma fortuna di Gidan, la conversazione non era sfuggita all’attenzione della principessa Garnet.

– Hanno preso un ladro. Che si tratti di…? –

La paura si fece strada nel suo cuore. “Che sia proprio quel ladro?” Doveva assolutamente accertarsene.


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