Il buio regnava sovrano sulla grande città.
Solo le lune, donavano generosamente un poco della loro luce; rischiarando le tenebre della notte.
Una strana figura vestita di rosso varcò, silenziosa, le porte della maestosa Alexandria; si mosse rapida fra i
vicoli e le strade, cercando di non dare nell’occhio… ma le vie erano deserte.
In pochi e veloci balzi, raggiunse il castello illuminato a giorno e addobbato come ad un dì di festa; con un
ultimo salto, raggiunse gli spalti pullulanti di gente. Si guardò in giro preoccupata; stava cercando qualcuno.
Intanto, il piccolo topolino Puck se la rideva sotto i baffi. “Ben gli sta! Quel ladro se l’è proprio cercata!”
Pensò soddisfatto, continuando a godersi lo spettacolo; sicuro che nessuno avrebbe più interrotto il suo
meritato svago… si sbagliava.
La sagoma indistinta di una persona, si frappose fra lui e il palco, impedendogli la visione dello spettacolo.
“Adesso ne ho davvero abbastanza! Chi è questa volta?!” Si chiese irritato; la sua pazienza si stava esaurendo.
A dir la verità, bastava poco per farlo arrabbiare.
– Levati di mezzo! Non vedo… –
Si bloccò; aveva già visto quel viso. Scattò i piedi con le gambe che gli tremavano; aveva una brutta sensazione.
– Freya! C-che ci fai qui?! –
La domanda gli uscì simile ad un sospiro e la voce gli tremava. “Sono in guai grossi!” Pensò disperato.
La draghiera gli rivolse un sorriso beffardo. “Ti ho trovato, piccola peste!”
– Ciao, Puck. –
Al finissimo udito del piccolo topino, quel – Ciao – parve più un rimprovero che un semplice saluto.
“E ora che faccio?” Fece qualche passo indietro, preparandosi a scappare.
– Tuo padre è molto preoccupato, lo sai? –
Esclamò Freya mentre si chinava verso di lui, mettendosi alla sua stessa altezza; il suo tono di voce era
cambiato, era più materno. Tuttavia, Puck non aveva la minima intenzione di ascoltarla; veloce come un
fulmine, si buttò giù dal tetto. (!!)
Fortunatamente, non si trovava ad una grossa altezza e non si fece alcun graffio, ma il gesto fu più che
sufficiente per spaventare a morte la povera Freya. In preda all’angoscia, si sporse dal tetto e guardò sotto;
aspettandosi il peggio. “Razza di…!”
Si disse quando lo vide sbucare, illeso, da un viottolo; senza esitare, si lanciò all’inseguimento.
Per quanto fosse agile, Puck non aveva alcuna possibilità di seminarla; Freya era un’esperta guerriera e lui solo
un bambino indifeso; furbo, ma pur sempre un bambino come tanti.
– Mettimi giù… SUBITO! –
Urlò il piccoletto, scalciando come un ossesso; ma la draghiera era del tutto indifferente alle sue proteste.
Caricandoselo ben bene sulle spalle, cominciò ad avviarsi verso il borgo; dove l’attendeva il grande portone che
l’avrebbe condotta fuori dalla città.
– Sta calmo e non farmi perdere altro tempo! Fra pochi giorni, a Lindblum, inizierà la Sagra della Caccia…
e sappi che non ho alcuna intenzione di perdermela! –
Sconfitto e umiliato, Puck non aveva possibilità; a parte quella di sopportare in silenzio.
L’opera era terminata da diversi minuti e la gente, stanca e assonnata, era ansiosa di tornare a casa e farsi una
bella dormita. Nessuno si era accorto di nulla o aveva sospettato qualcosa; tutti credevano di aver assistito ad un
comunissimo spettacolo teatrale. Solo i nobili, il giorno seguente, si sarebbero resi conto della verità…
Nonostante l’atmosfera di calma e quiete che aleggiava su tutto il regno, il castello di Alexandria era
letteralmente in subbuglio. Strano a dirsi, ma tutto quello scompiglio era causato da una sola persona: Brahne.
La povera regina, infatti, aveva appena saputo da Beatrix che i sospetti di Steiner si erano rivelati fondati.
E questo, proprio non lo sopportava. “Non riuscirò mai a licenziarlo…” Pensò sconsolata.
– Dove si trova? –
Chiese, senza troppi mezzi termini; desiderava porre fine a quella faccenda il più presto possibile.
– Nella cella in cima alla torre est. –
Rispose Beatrix tutta impettita; ma Steiner sembrava ancora preoccupato. Insicuro sulla reazione di sua maestà,
decise comunque di prendere la parola.
– Ha dei complici, ne sono sicuro… –
Disse mestamente, con tono timoroso; Brahne lo guardò interrogativa. “Cosa vuole ancora?”
Beatrix, contrariamente alla regina, parve d’accordo con il comandante e con fare deciso, parlò in sua vece.
– Se è come dice, potrebbero tornare per liberarlo. –
A quel punto, Brahne sembrò convincersi e terminò la discussione in un modo decisamente troppo frettoloso.
– Capisco. Allora, aumentate la sorveglianza. –
Non ci voleva molto, per capire che non era affatto interessata alla questione; la ragione era semplice:
non era stata derubata lei, bensì i nobili e gli aristocratici; la maggioranza, poi, non era nemmeno di Alexandria.
Il problema, di cui continuavano a parlare i suoi sottoposti, non la riguardava.
Per somma fortuna di Gidan, la conversazione non era sfuggita all’attenzione della principessa Garnet.
– Hanno preso un ladro. Che si tratti di…? –
La paura si fece strada nel suo cuore. “Che sia proprio quel ladro?” Doveva assolutamente accertarsene.