[Fan Fiction] DN-Angel : Capitolo 9 : Arruolamento

Con il passare dei giorni Rinoa riuscì in qualche modo a non pensare al ragazzo. Di questo potè ringraziare solo la sospensione delle lezioni: in questo modo bastava che lei evitasse il giardino e la mensa per non incrociarlo mai. Quando poi Selphie le fece notare che in questo modo, più che liberarsi la mente da Squall, dava solo campo libero ad Ellione, divenne talmente nervosa che fu accarezzata dall’idea di andare a picchiare il ragazzo perché era così ingenuo.

(Non mi piace) pensò, dirigendosi verso la sua stanza. (Non sto andando a fargli la ramanzina perché sono gelosa: sto solo andando a spiegargli perché mi sono comportata in quel modo l’altro giorno). La scusa che si era appena detta resse fino all’ingresso nel dormitorio, poi salì in lei un sordo nervosismo, sempre più forte man mano che si avvicinava alla sua porta, finché non si ritrovò a sperare che la stanza fosse vuota. Si fermò davanti alla sua porta.

(Ovviamente, luci accese…) pensò, sospirando. Deglutì, chiuse gli occhi e colpì la porta tre volte. Seguirono pochi secondi di silenzio assoluto, poi la porta si aprì. I due si trovarono faccia a faccia. L’espressione di Squall divenne seria e s’immobilizzò, continuando a scrutarla con occhi fermi e freddi. Sotto quello sguardo, Rinoa cercò disperatamente di non divagare.

“Ciao…” salutò, senza tuttavia dare autorità alla voce. Lui ricambiò con un saluto piatto. Prima che lei potesse dire qualunque cosa, il ragazzo si scostò dalla porta e le fece cenno di entrare.

“Se ti va puoi entrare” disse. “Non farò nulla di strano”. La ragazza scosse la testa.

“Non è per quello” replicò lei. “Non ci metterò molto”. Squall si girò e rientrò nella camera.

“Spiacente, ma odio parlare sulla porta” disse. “Mi da l’impressione di essere indesiderato”. Una frecciatina bella e buona, ma Rinoa si rese conto che non aveva affatto torto. Deglutì ed entrò.

“Senti, volevo chiederti scusa” disse. Squall si girò verso di lei. “Per quella sera a Deling City e per l’episodio in presidenza. Ma l’ho fatto solo per via di questa sensazione, non per cattiveria”. Il ragazzo la scrutò per pochi secondi, poi sorrise.

“Ma nulla, non ti preoccupare” rispose lui. “Gli altri mi avevano detto che non ti ero antipatico”.

“Sai…non ti ho ancora ringraziato per avermi salvato quel giorno in cortile”.

“Stai tranquilla” rispose lui agitando la mano e sorridendo. “Tu avresti fatto lo stesso, no? E poi la tua reputazione non soffrirà più di tanto se per una volta hai avuto bisogno di qualcuno no?”. La ragazza sorrise di rimando.

(Adesso capisco perché Ellione si è invaghita di lui…) pensò. “Senti, ti piacerebbe far parte della mia squadra?”. Il ragazzo mostrò di non capire.

“Io?” rispose. “Ma non c’è già Selphie?”. Rinoa annuì.

“Sì, ma lei è più specializzata per la magia bianca” rispose. “Sai, una volta Quistis era nella mia squadra”.

“La preside?!?”.

“Sì, anche se lei usava la magia blu. Io non so usare la magia molto bene e da quel che è successo nel cortile, credo che tu sia il mago nero più esperto che abbia mai visto” disse. Il ragazzo parve corrucciato.

“Un bel casino…” borbottò. “Non le ho contate, ma credo di aver ricevuto una cosa come otto richieste di arruolamento in squadre…non ho preferenze, se possibile vorrei non dover fare una scelta…per cui ho accarezzato l’idea di fare una squadra mia…”.

“Vuoi farti una tua squadra?” commentò lei. “Beh, senza dubbio metteresti d’accordo tutti nel Garden…senti una cosa”.

“Dimmi”.

“Anche Ellione…ti ha chiesto di unirti alla sua squadra?”. Ecco fatto, glielo aveva chiesto. Praticamente gli aveva detto chiaro e tondo che era gelosa di lei. Il ragazzo annuì.

“Sì, ma lei me lo sta chiedendo da prima dell’episodio nel cortile” rispose. “A proposito, perché tutti si sorprendono?”. Rinoa lo guardò come se fosse matto. “Insomma, non credo di aver fatto nulla di eccezionale, anzi: mi aspettavo che Quistis mi desse una punizione disciplinare”.

“Ma che stai dicendo?” chiese la ragazza. “Sei il mago nero più incredibile che io abbia mai visto! Hai liquefatto un RubRum Dragon adulto con un solo attacco! E prima hai evocato due magie contemporaneamente: è una cosa a dir poco unica!”.

“Ma che stai dicendo tu!” esclamò lui, scuotendo la testa e guardandola con espressione inebetita. “Io non ho fatto nulla di tutto ciò: ho avuto paura che ti attaccasse e così ho fatto scudo con il mio corpo. So evocare una magia per volta e sono tutte magie elementari. E poi, non conosco la magia nera: non sarei capace di sciogliere un pezzo di burro, figurati un drago rosso!”.

Rinoa uscì dalla stanza del ragazzo, facendosi promettere di riflettere sulla sua proposta. Entrò nella sua camera e, preso il Gunblade, si diresse verso il Centro Addestramento, per il suo allenamento quotidiano. Incontrò Zell.

“Ehilà, capo!” salutò allegramente il ragazzo. “Allora, come è andata con Squall?”.

“Diciamo…così così” rispose. “Gli ho chiesto se voleva unirsi alla nostra squadra, ma lui ha intenzione di formarsene una sua: gli ho chiesto di rifletterci”.

“Hai fatto bene!” esclamò lui. “Accidenti, speriamo che accetti! Mi piacerebbe averlo come mio compagno: sai che assalti magici?!?”. Rinoa non rispose. “Beh, io vado in mensa: se ho fortuna, è rimasto ancora un panino…”. Il ragazzo corse via.

“Assalti magici…” borbottò lei tra sé e sé, ripensando alla chiacchierata con Squall. Sospirò e scosse la testa, rifiutando di credere ai suoi sospetti.

(Ammettiamo anche che l’abbia fatto inconsciamente) pensò, riprendendo a camminare verso il Centro Addestramento. (Ha inconsciamente evocato Shell e Reflex contemporaneamente e poi ha sciolto un RubRum Dragon; non ho visto che magia ha lanciato, ma doveva essere una bella potente, forse la più potente che io abbia mai visto.

(E tutto questo senza pensare e contro un dragone. E se si ripetesse la stessa cosa ma con un essere umano? E se avesse avuto il tempo di pensare cosa avrebbe fatto?). Più ci pensava e più prendeva consistenza l’idea che Squall era ‘lui’. Non poteva essere, ma Rinoa si accorse che non ci credeva perché si rifiutava nella maniera più categorica di crederci.


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