[Fan Fiction] DN-Angel : Capitolo 11 : Amore

Rinoa ripensò a lungo a quella giornata. Talmente a lungo da accorgersi dell’ingresso del professore in aula solo dopo la terza volta che la chiamava.

“Insomma, Heartilly!” esclamò. “Dove hai la testa? Vieni a fare l’esercizio sulla lavagna”. La ragazza si alzò e gettò un occhiata al funzione. Un calcolo banale, ma lei non riuscì neanche a capire da quale lato si leggesse. Deglutì, prese il gessetto e guardò l’operazione, preparandosi alla figuraccia che avrebbe fatto.

“Scusi, professore!” chiamò una voce, poi tornò il silenzio. La ragazza, nonostante la situazione, continuava a pensare a quel giorno, nel vialetto. Alla fine si erano divisi e, nel viaggio di ritorno, non aveva avuto il coraggio di rivolgergli uno sguardo. Gli aveva rivolto la parola davanti all’entrata del dormitorio, ma prima che potesse proferire parola, lui, con un sorriso le aveva detto di non preoccuparsi perché non avrebbe detto a nessuno che si era “fatta male”.

Sulla lavagna comparve il puntino di un fascio laser. Era Squall. Sorrise con aria furba, mentre Zell teneva il professore occupato. Le fu sufficiente seguire con il gesso i segni che la lucina stava tracciando sulla parete nera della lavagna per cavarsela con un’occhiataccia dal professore e l’invito a sedersi nuovamente.

Una volta al banco, Rinoa sospirò, ben sapendo che ormai era spacciata. Si era innamorata di Squall e, anche se non lo voleva ammettere, era felice di esserlo. Del resto, perché non avrebbe dovuto?

“Senti, riguardo a ieri…” cominciò Rinoa, avvicinandosi al banco di Squall, a lezione finita. Lui annuì e sorrise.

“Si, lo so” disse. “Tranquilla, te l’ho detto: non lo dirò a nessuno che sei inciampata e che ti sei fatta male”. Lei rimase in silenzio, in attesa. Qualche secondo dopo, stizzita, parlò nuovamente.

“Beh?” chiese. Il ragazzo la guardò incuriosito.

“Che c’è?” chiese.

“Cosa vuoi in cambio?” continuò.

“Scusa, non sono sicuro di aver capito bene…” disse Squall, con una voce gelida. “Per caso, stai dicendo che manterrò il segreto in cambio di qualcosa?”. Adesso era Rinoa ad essere incuriosita.

“Non è così?” chiese. Lui la scrutò per qualche secondo, poi scosse la testa.

“No che non è così!” esclamò. “Io mantengo il segreto perché voglio farlo e non perché mi aspetto che tu faccia qualcosa per me! Ma mi hai preso per un approfittatore?”.

“No, ma…” rispose lei. L’arrivo di Seifer le strozzò le parole in gola.

“Ehi, Squall!” salutò. “Oggi gli Sleeping Lions fanno il concerto, giusto?”. Lui sorrise.

“Sì, onestamente sono un po’ nervoso” disse. Il Gunblader sorrise e gli battè una sonora pacca sulla spalla.

“Tranquillo, amico: sulla batteria sei un mostro, vedrai che andrà bene” disse. “Dai, vieni: ti offro una birra al bar. Rinoa, tu ti unisci a noi o cosa fai?”.

“No, io vado a parlare con Quistis” disse. “Voglio chiederle un paio di cose…anzi, facciamo che la birra te la prendi tra una mezz’oretta e vieni con me?”.

“Cosa?” sbottò lui, contrariato. La ragazza troncò la sua obiezione con un’occhiataccia.

“Riguarda ‘lui’” disse. Seifer sospirò e tolse il braccio dalla spalla del compagno.

“Scusa Squall: credo che la birra dovrà aspettare” disse, salutandolo. “Ci vediamo al concerto stasera”. Rinoa gli rivolse un frettoloso cenno della mano: tutto quello che voleva era allontanarsi da lui e dalla figuraccia che si era fatta. Seifer doveva averglielo letto in faccia.

“Ehi, guarda che mica ti mangia” disse. “O perlomeno non in pubblico”. In un attimo, si ritrovò sbattuto contro il muro con lo sguardo furente della ragazza fisso nei suoi occhi.

“Scusami, potresti essere un po’più preciso?” ringhiò. “Cos’è che vorresti dire esattamente?”.

“No, nulla…ehm…schianto di giornata, non credi?” disse lui, intimorito. La ragazza si volse e continuò a camminare.

“Nervosetta” borbottò Seifer tra sé e sé. “Mi sa che le sono arrivate…”.

“Hai detto qualcosa?”. Chiese lei, minacciosa.

“Ehm…mi dovevi parlare di ‘lui’?” chiese lui, glissando la domanda. Rinoa sospirò e si appoggiò alla parete.

“Ti sei mai soffermato a pensare su chi possa realmente essere?” chiese. “Insomma…su che persona potrebbe essere”. Il ragazzo incrociò le braccia.

“Ha importanza?” chiese. “Ci serve solo il volto per identificarlo e fermarlo, niente altro. Che intendi su che persona potrebbe essere?”

“Intendo che questo assassino avrà un motivo se uccide” disse. “Il suo stile di combattimento, l’arma che usa…insomma, non ci hai mai pensato?”.

“Certo che ci ho pensato” disse. “Ma abbiamo talmente poche informazioni in nostro possesso che francamente non so bene cosa pensare. Non è per mancanza di informazioni che continuiamo a chiamarlo semplicemente ‘lui’? Per quello che ne sappiamo potrebbe anche essere una donna”.

“Già” assentì lei, appoggiandosi al muro. “Sai, non riesco a liberarmi della sensazione che possa sbucare all’improvviso davanti a noi”.

“Adesso non esagerare” replicò Seifer. “Capisco che sia classificato come un criminale di rango S e che non sappiamo nemmeno che faccia abbia, ma non mi pare il caso di farsi venire le fobie”.

“Sai che è così che si viene ammazzati?” commentò lei. “Non sto scherzando: è un pensiero che non mi fa dormire la notte per la preoccupazione”. Il ragazzo agitò una mano.

“L’unica cosa di cui ti devi preoccupare è non far tardi al concerto degli Sleeping Lions” disse. “Da quel che so, Squall ci tiene veramente tanto che tu ci sia”. La ragazza arrossì.

“Cosa?!?” esclamò. “Si sta prendendo un po’ troppa confidenza”.

“Guarda che ti fa la corte” osservò lui, facendola avvampare, se possibile, ancora di più. “Dovrebbe darti del lei?”.

“Non sto dicendo questo…” cominciò, interrompendosi subito. Già, cosa stava dicendo? Perché se la prendeva tanto? Squall era uno dei tanti che ci avevano provato con lei. L’unica cosa che lo distingueva da tutti gli altri ragazzi era che le sue attenzioni le facevano piacere.

“Qualunque cosa tu stia dicendo, io vado a prepararmi per stasera” disse, andandosene. Rinoa rimase ferma, pensierosa.

(Andrò a farmi una doccia) pensò, incamminandosi verso l’ascensore. (Poi ho gli appunti da sistemare e da studiare per l’esame di paramagia. Credo che stasera andrò a dormire presto).

Cosa c’era di diverso? C’era di diverso che Squall era un ragazzo con cui si poteva parlare senza problemi, sempre con il sorriso sulle labbra ed era l’amico di tutti. E lei si era presa una cotta per lui. Sospirò: una bella seccatura.

Una pennata di chitarra la distolse dal suo rimuginare. Si guardò intorno, smarrita, chiedendosi per quale forza occulta si trovava nel cortile, davanti al palco su cui Selphie, Irvine e Zell stavano preparando le chitarre.

“Troppo alto il volume, Squall” disse Irvine. “Ci sono troppi bassi”.

“Ok, capito. Zell, tu come sei messo?” chiese il ragazzo, da dietro un grosso amplificatore.

“Alla grande” rispose. Si accorse di Rinoa e la saluto. “Ehi, Rin! Sei un po’ in anticipo”. Da dietro l’amplificatore comparve Squall. La guardò per qualche secondo, poi le sorrise.

Sorprendentemente si ritrovò a pensare che Seifer non le aveva mentito: lui ci teneva sul serio alla sua presenza, glielo poteva leggere negli occhi. Salutò, ricambiando il sorriso.

“Brava Rinoa, sei arrivata in tempo” disse Selphie. “Senti, potresti darci una mano per il sound check?”. La ragazza, annuì, distrattamente. Squall ci teneva alla sua presenza. E la cosa la faceva sentire una spanna sopra Ellione e tutte le ragazze che gli sospiravano dietro.

In quel momento, nell’aula, il computer di Rinoa si accese, visualizzando una barra di caricamento sopra una percentuale di upload che andava via via salendo.


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